Alle Parrocchie: i campi sportivi non sono un problema, ma una risorsa per l’educazione e la pastorale
Sergio Serafin, nostro presidente tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000 è intervenuto di recente sulla Voce dei Berici sul tema riguardante l’abbandono delle strutture parrocchiali tra cui teatri e campi e piastre sportive.
Ecco cosa ha scritto interpretando pienamente la volontà del Comitato di Vicenza del Centro Sportivo Italiano, ma anche quella del CSI a livello regionale e nazionale.

Il campo sportivo della parrocchia di Sandrigo con sullo sfondo la chiesa e il campanile
Caro Direttore,
nell’ampio servizio della settimana scorsa dedicato al problema dei beni parrocchiali non più gestibili e sopportabili economicamente, e quindi alla necessità di alienarli, assieme alle canoniche e ai teatri, si accenna ai campi da calcio.
La questione non è nuova. Ci sono diversi esempi di strutture sportive di proprietà delle parrocchie da tempo date in gestione a squadre e società extra, che non hanno finalità pastorali e con le quali, in genere, i rapporti si limitano agli aspetti economici di affitto, bollette e manutenzione. Oppure di campi semi abbandonati o scarsamente utilizzati. Queste situazioni possono portare a far maturare l’idea di vendere. Ma ciò non cambia molto rispetto ad un uso più consono e coerente come quello pensato e realizzato, con impegno e tanti sacrifici, anni addietro, dalle comunità cristiane. Allora i campi erano frequentati da ragazzi legati alla parrocchia, gestiti da animatori e adulti fidati e con la frequente presenza del prete. Una conduzione che si poteva definire strutturata. Altri tempi si dirà.
Il fatto è che da tempo molte comunità cristiane hanno cessato di pensare che l’attività sportiva svolta in forma organizzata possa essere un valido strumento educativo e pastorale. Viene allora in mente quanto detto da Papa Francesco in vari incontri ed in particolare il 7 giugno 2014 in Piazza S. Pietro: «E’ bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è il gruppo sportivo manca qualcosa. Ma questo gruppo sportivo deve essere impostato bene, in modo coerente con la comunità cristiana». Oppure quanto scritto nel Quaderno di pastorale della nostra diocesi “Spazio per crescere”, dedicato agli oratori, nel capitolo intitolato Lo sport e l’Oratorio: “Perciò è consigliabile proporre nell’ambito dell’oratorio un’adeguata attività sportiva organizzata che richiede una presenza certa, disciplinata e impegnata.”
Per questa visione, però, bisogna disporre di dirigenti e animatori appassionati di sport e con le idee chiare sulle intenzionalità e sulle modalità di organizzazione di uno sport sano, di bassa soglia, aperto a tutti, non legato a enti di spiccato intento agonistico, pensato solo per il bene dei ragazzi. Figure da trovare, da formare e da valorizzare, per un lavoro tutto particolare nella vigna del Signore.
Forse, allora, con coraggio, è possibile invertire una tendenza riduttiva e ripensare ai campi da calcio non come problema, ma come risorse e talenti da utilizzare e far fruttare nel modo migliore.
Il CSI è da sempre impegnato su questo fronte e disponibile ad ogni collaborazione.
Sergio Serafin