I 10 assist agli allenatori: “Spiegate ai ragazzi l’emergenza e mandate loro esercizi, storie e speranza”
La presidenza del CSI nazionale e quelle regionali e provinciali hanno sottolineato come fosse necessario sospendere ogni attività per rispettare un’importante priorità: prima di tutto la la salute e la vita!
Nel frattempo sono saltate diverse “finali nazionali” come la Diavolina Cup ovvero il 22° campionato di Sci (ad Andalo in Trentino), e sono stati rimandati il 23° campionato nazionale di campestre (previsto a Cesenatico), il 18° campionato nazionale di Judo (previsto dopo Pasqua a Lignano Sabbiadoro). Rimandati anche gli appuntamenti nazionali a Roma come il Consiglio nazionale di aprile, il convegno formativo “S Factor” e il corso per promotori degli sport elettronici.
Soprattuto alle campestri di Cesenatico, ci ricorda la presidente del CSI di Vicenza Alessandra Magnabosco, i vicentini avrebbero partecipato in forze.
Ma i formatori e in particolare l’assistente ecclesiastico nazionale don Alessio Albertini hanno formulato i “10 assisti agli allenatori” in aiuto all’associazione e ai suoi operatori di base e locali in particolare agli allenatori ed educatori. Un decalogo che trabocca di valori umani tipico dell’umanesimo laico di ispirazione cristiana.
In poche parole: cosa consiglia il CSI agli allenatori per stare vicino ai ragazzi e continuare a infondere loro quel senso di appartenenza alla squadra ed evitare così una diaspora?
Secondo lo staff formativo del CSI nazionale oggi il mister/coach è tenuto ad un’attività in più se vuole trovare pronti i suoi ragazzi tra qualche settimana, quando sarà possibile riprendere l’attività sportiva.
“Come hai sempre insegnato a tuoi ragazzi – viene riportato nel prontuario dei “10 assist” rivolto all’allenatore – è inutile lamentarsi, piuttosto è meglio vedere l’occasione, afferrarla, capirne le possibilità e poi gettarsi nell’impresa. Vivi caro allenatore questo momento per allenarli e capire che:
1) a dispetto di quello che pensa qualcuno la salute delle persone viene prima di ogni attività sportiva. Lo sport è bello, è un’esperienza straordinaria, un’emozione unica ma deve salvaguardare l’integrità della persona, anzi deve irrobustirla e preservarla. Ci si ferma perché ci si può ammalare.
2) La grandezza di una squadra non sta solo nella classe dei suoi campioni, ma nella capacità di tutti di difendere e proteggere il lato debole perché l’avversario non ne approfitti. Lo sport si ferma per evitare che più deboli e indifesi, per chi è più a rischio di contagio venga difeso. Comunque sia la nostra squadra si chiama umanità e difendere anche solo una vita umana è il nostro grande impegno.
3) Il rispetto delle regole non è solo un bel enunciato che ci permette di giocare, ma una verità che ci permette di convivere. Anche se le regole a volte ci infastidiscono, ci disturbano, ci vincolano, sappiamo che l’unico modo perché il gioco si svolga è che noi le accettiamo. L’abbiamo sempre detto sul campo ma ora dobbiamo ricordarcelo davanti ai vincoli del Decreto legge.
4) Questo è il momento per chiederti quanto conta la vita dei tuoi ragazzi, di ogni tuo ragazzo, al di là dei loro muscoli, dei loro talenti e delle loro vittorie. Sono giorni per far sentire loro la tua vicinanza: un sms, una telefonata, una call … Anche se il campionato è fermo, la loro vita va avanti. Azeglio Vicini teneva sempre un quadretto con i nomi dei suoi giocatori vicino al cuore.
5) Tante parole vengono sprecate in questi giorni per raccontare il contagio e forse per disseminare un po’ di rassegnazione. Cogli l’occasione per dire parole buone e raccontare storie di speranza. Ora che non si possono allenare i muscoli perché non allenare la testa e il cuore con la lettura di grandi campioni che hanno superato la disperazione della loro situazione: la nuotatrice siriana Yusra Madrini; la squadra di football dell’Università Marshall; la lunga corsa del sudanese Lopez Lamont o di Samia Yusuf Omar di Mogadiscio.
6) Mentre tu e la tua squadra siete fermi per precauzione e incolumità della vita, tantissimi ragazzi nel mondo sono fermati dalle bombe, dal freddo, e dalla fame. In tante zone del mondo qualcuno non può giocare perché deve continuamente scappare per trovare rifugio sicuro. A volte in uno stadio. Per noi in questi mesi gli impianti sportivi sono vuoti per le porte chiuse, ma in Grecia aperti per ospitare innumerevoli profughi, e tra loro tanti bambini. Anche di loro dobbiamo ricordarci.
7) Queste giornate possono diventare anche l’occasione per restituire un po’ del tempo sottratto alla famiglia nelle tante giornate della stagione sportiva. Pomeriggi, sere , weekend … Ora fermati, ascolta, condividi, dai il tempo, siediti sul divano, gustati la tavola. Anche la tua famiglia merita tutta la tua passione e il tuo affetto. Ricordalo anche ai tuoi ragazzi che la casa non è un albergo ma un luogo della bontà: dare e ricevere il bene.
8) Se non è possibile allenarci insieme al campo, tuttavia è possibile non vivere da orsi in letargo. Muoversi non è proibito, anzi consigliato. Invia pure qualche esercizio da fare senza la pretesa del preparatore atletico ma con la fiducia del profeta che regala speranza: la partita non è finita, è solo rimandata.
9) Approfitta di questo stop per aggiornarti, per leggere, per studiare per capire. Non solo la tecnica ma anche la pedagogia. I tuoi ragazzi hanno bisogno di allenatori che li sappiano guidare sul campo ma anche nel labirinto della vita. Quando tutto sarà finito ci sarà bisogno di bravi educatori capaci di infondere coraggio e fiducia di stimolare la creatività e la collaborazione di dare risposta al dove e perché.
10) I tuoi ragazzi ti guardano, ti credono, ti stimano e poi ti imitano … e speriamo presto ti abbraccino”.